martedì 12 febbraio 2013

Il cotto imprunetino della Manetti



Il cotto ha, da sempre, un posto di privilegio fra le migliori tradizioni della Toscana: da tutto il mondo, per molteplici utilizzi, è la prima scelta per architetti e restauratori, utilizzato negli edifici e negli ambienti più prestigiosi. Fra tutte le argille toscane, quella di maggior pregio, a parere di tutti gli esperti, è senz'altro quella imprunetina. Ne è testimonianza anche il valore economico che questa lavorazione riveste, fin dai tempi più remoti, nell'economia della zona. Il primo documento che attesta un fiorente commercio del cotto all'Impruneta è infatti datato 1308: una data che testimonia come la lavorazione dell'argilla e la sua trasformazione in tegole, mattoni, orci o vasi, coinvolgesse numerose famiglie dell'Impruneta in un'attività che si trasmette di padre in figlio nei secoli, quasi immutata. Fra queste famiglie, una delle più antiche e conosciute, è senz'altro quella dei Manetti, anche lei impegnata in un'attività fiorente, ma pur sempre limitata a una situazione strettamente artigianale. Il primo che sviluppò l'attività, introducendo l'innovazione della levigatura del cotto, fu nel 1926 Gusmano Manetti. Non solo Gusmano intuì l'importanza della rifinitura del cotto - operazione tutt'altro che agevole, considerata la durezza del materiale - ma diversificò la produzione, iniziando la realizzazione di pavimenti in cotto in luogo dei tradizionali orci e tegole. Una serie di innovazioni importanti, che trasformarono il cotto da materiale fondamentalmente povero, a materia pregiata, ricca di calore e colore, l'ideale per arredare ambienti classici, ma anche per dare un tocco di personalità in qualsiasi situazione di arredo. Il primo a intuire il valore della proposta fu, nel 1939, l'architetto Giovannozzi che utilizzò i manufatti della Manetti per restaurare i pavimenti di Palazzo Strozzi. Fu un primo importante segnale: da allora i pavimenti della Manetti sono nei luoghi più belli, più storici, più interessanti di tutta l'Italia. Da allora, architetti, imprese edili, Sovrintendenti scelgono il cotto dell'Impruneta per la sua bellezza, la sua fedeltà storica, la sua robustezza, le sue qualità intrinseche: all'interno di questa preferenza che premia una materia, gli eredi di Gusmano Manetti propongono una gamma completa di soluzioni per qualsiasi ambiente, con il gusto per l'innovazione nel pieno rispetto della tradizione che da quasi un secolo distingue l'operato della famiglia. 





lunedì 11 febbraio 2013

Meglio un pavimento chiaro o scuro? Opaco o lucido?



Meglio un pavimento chiaro o scuro? Opaco o lucido? Queste sono alcune tra le domande più frequenti che ci sentiamo rivolgere dai nostri clienti. Sia prendendo un pavimento bianco che uno nero la polvere che si deposita sulla sua superfice si nota in seguito. Le tonalità che si situano agli estremi, le più chiare e più scure, sono maggiormente indicate per rivestire pareti. Non è infatti raro vedere locali di nuova apertura adottare queste soluzioni dove mattonelle rettangolari bianco lucide o, meno frequentemente, nere rivestono i muri interni. Ovviamente le prime danno una sensazione di maggior luminosità. Sui pavimenti lucidi la luce si riflette stagliandosi sulla superficie creando un riflesso chiaro ed evidenziando lo sporco che appare più scuro avendo un’opacità maggiore delle ceramiche. Se invece il motivo del pavimento appare incerto, come fosse un marmo (anch’esso lucido), la presenza della polvere verrebbe mascherata. L’imitazione della pietra è da anni una delle caratteristiche sia di alcuni tipi di gres che di monocotture: un ottimo compromesso se si decide di non puntare sui materiali naturali. 
Da qualche tempo sono presenti sul mercato dei prodotti in gres porcellanato che hanno un grado di opacità maggiore rispetto a quelli del passato. Alcuni imitano il legno, con formati rettangolari che li fanno assomigliare ai listoni del parquet, altri la pietra. Le tonalità vanno dal bianco ghiaccio al grigio scuro dell’ardesia, passando per tutte le tonalità del marrone. Volendo sono presenti anche altri colori come l’azzurro, il verde o il rosa. Questi gres, non avendo proprietà riflettenti, fanno sì che la polvere si mimetizzi su di essi. 
Ovviamente il discorso affrontato fin qui non è un incoraggiamento all’astenersi dal pulire la propria casa, ma a non doverla pulire ogni sei ore! 
Se vi trovate a Roma e volete vedere di persona colori, misure e materiali potete noi ci troviamo qui. Altrimenti potete inviarci delle domande usando la nostra pagina Facebook.






giovedì 7 febbraio 2013

Novità Del Conca: Rockstar





Dalle piazze al centro della scena del living contemporaneo Rockstar si propone quale moderna reinterpretazione del porfido. Il tradizionale mosaico a “coda di pavone”, la vasta gamma di formati e pezzi speciali permettono la realizzazione di ambienti interni ed esterni esclusivi e ricercati.


mercoledì 6 febbraio 2013

Resistenza all'urto e all'abrasione delle piastrelle



La resistenza all’urto è la capacità della superficie di esercizio di una piastrella ceramica di subire la caduta di corpi senza manifestare alterazioni irreversibili quali rotture, fessurazioni, distacchi di materiale, ecc. Quando ciò avviene il danno non è solo estetico ma anche funzionale, in quanto viene compromessa l’integrità della piastrella ed in particolare della superficie di esercizio. Si ricorda che la prestazione di resistenza all’urto di una piastrella in esercizio dipende anche dalle modalità con cui è inserita nella pavimentazione e dalla natura e costituzione degli strati sottostanti; di ciò deve essere tenuto conto all’atto della progettazione e realizzazione della superficie piastrellata.





La resistenza all’abrasione rappresenta la resistenza che la superficie oppone alle azioni di usura connesse con il movimento di corpi, superfici o materiali a contatto con essa. I corpi che si muovono a contatto con una superficie piastrellata possono essere diversi, in particolare allorché tale superficie costituisce un pavimento: ad esempio, le suole delle calzature delle persone che frequentano il pavimento, le ruote di carrelli o altri veicoli, i mobili, le sedie, ed altri carichi che a volte vengono trascinati sulla superficie, etc. Fra i corpi citati e la superficie piastrellata possono poi essere interposti materiali diversamente abrasivi. Anche le operazioni di pulizia e manutenzione ordinaria, effettuate mediante scope, strofinacci, detersivi in polvere, etc. sono all’origine di movimenti relativi di materiali duri a contatto con la superficie piastrellata. Si tratta in ogni caso di azioni abrasive i cui effetti, in generale, possono essere di due tipi:


•l’asportazione di materiale dalla superficie, che quindi viene progressivamente consumata;


•l’alterazione delle caratteristiche estetiche della superficie stessa, con perdita di brillantezza, variazione di tonalità cromatica, etc.


Alla piastrella viene assegnata normalmente una classe di resistenza all’abrasione: Classe PEI 0, I, II, III, IV, V, in ordine crescente di resistenza. Va sottolineato che la classe di resistenza PEI V viene assegnata a piastrelle che, oltre a non evidenziare effetti visivi dopo abrasione, dimostrano di mantenere una adeguata resistenza alle macchie, e quindi una adeguata pulibilità.





Classificazione delle piastrelle smaltate per pavimento in base alla loro resistenza all’abrasione





Classe 0


Piastrelle in questa classe non sono consigliate per il rivestimento di pavimenti.





Classe 1


Rivestimenti di pavimenti in aree soggette a calpestio con scarpe a suola morbida o a piedi nudi senza sporco abrasivo (per esempio bagni e camere da letto in edifici residenziali, senza accesso diretto dall’esterno),





Classe 2


Rivestimenti di pavimenti in aree soggette a calpestio con scarpe a suola morbida o normale con, tutt’al più, piccoli quantitativi occasionali di sporco abrasivo (per esempio stanze nelle zone giorno di abitazioni private, ad eccezione di cucine, ingressi ed altre stanze ad alto traffico), Questo non si applica nel caso di calzature non normali, quali ad esempio scarpe chiodate





Classe 3


Rivestimenti di pavimenti in aree soggette a calpestio con scarpe normali e con presenza frequente di piccole quantità di sporco abrasivo (per esempio cucine in edifici residenziali, sale, corridoi, balconi, logge e terrazze). Questo non si applica nel caso di calzature non normali, quali ad esempio scarpe chiodate,





Classe 4


Rivestimenti di pavimenti in aree soggette a calpestio da traffico ordinario con sporco abrasivo, per cui le condizioni sono più severe di quelle riportate alla Classe 3 (per esempio ingressi, cucine commerciali, hotel, negozi ed aree vendita).



Classe 5

Rivestimenti di pavimenti soggetti a traffico pedonale intenso per periodi di tempo prolungati con sporco abrasivo, cosicché le condizioni sono le più severe nelle quali si possono utilizzare piastrelle smaltate per pavimento (per esempio aree pubbliche come centri commerciali, sale di aeroporti, ingressi di hotel, passaggi pedonali pubblici e applicazioni industriali). Questa classificazione è valida per le applicazioni riportate in normali condizioni. Si dovrebbero prendere in considerazione le scarpe, il tipo di traffico ed i metodi di pulizia prevedibili, ed i pavimenti dovrebbero essere adeguatamente protetti dallo sporco abrasivo all’ingresso degli edifici mediante interposizione di sistemi di pulizia delle scarpe. In casi estremi di traffico molto pesante e di abbondanza di sporco abrasivo, si possono prendere in considerazione piastrelle non smaltate per pavimento dei Gruppo I.




(Dal sito http://www.laceramicaitaliana.it)