Questo quadro è una delle prime rappresentazioni del proletariato urbano. Se i contadini (pensiamo a Le Spigolatrici di Millet) o i lavoratori delle campagne (nel caso di Gli Spaccapietre di
Courbet) sono stati spesso raffigurati, raramente gli operai della
città hanno costituito un motivo di ispirazione per i pittori.
Caillebotte, al contrario di Courbet o di Millet, è un agiato borghese
pertanto, nella sua opera, è assente qualsiasi rivendicazione sociale o
qualsivoglia intento moralizzatore o politico. Lo studio documentario
(gesti, strumenti, accessori) lo colloca tra i realisti più abili ed
esperti.
Caillebotte ha ricevuto una formazione di stampo
accademico presso la bottega di Bonnat. La prospettiva accentuata dalla
visione dall'alto e dall'allineamento delle tavole del parquet è
conforme alla tradizione.
L'artista ha disegnato una ad una tutte le
parti del suo quadro, prima di quadrettare questi elementi su tela. Il
torso nudo dei piallatori è simile a quello degli eroi antichi.
Tuttavia, lungi dal limitarsi a meri esercizi accademici, Caillebotte ne
utilizza il rigore per esplorare, in maniera del tutto inedita,
l'universo contemporaneo.
Presentato al Salon del 1875, il quadro
viene rifiutato dalla Giuria esaminatrice senza dubbio scandalizzata
dal crudo realismo della tela (alcuni critici hanno addirittura parlato
di "soggetto volgare"). Il giovane pittore decide allora di unirsi agli
impressionisti e, alla seconda mostra del gruppo, nel 1876, la stessa in
cui Degas presenta le sue prime Stiratrici, un altro suo quadro.I
critici sono impressionati da questa grande pagina moderna, Zola in
particolare. Quest'ultimo, però, condanna questa "pittura borghese
preoccupata in modo spropositato dell'accuratezza dei particolari".
(dal sito http://www.musee-orsay.fr)
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