giovedì 4 aprile 2013

Del Conca in Tennessee

Non è soluzione semplice internazionalizzare un prodotto che presenta forti costi di trasporto, come la ceramica. Se poi si aggiunge che da qualche anno, in Europa e in particolare in Italia, nel mondo ceramica è in atto un’inversione di tendenza, con il costruito che ha ormai lasciato il passo alla ristrutturazione, allora diventano fondamentali nuove strategie per non perdere posizioni in un settore importante del made in Italy: «Noi del Gruppo Del Conca esportiamo circa il 75% di quello che produciamo, e circa la metà di questa quota è destinata agli Stati Uniti, pari a circa 40, 45 milioni del nostro fatturato - spiega Enzo Donald Mularoni, nato a Detroit, da famiglia italiana, ceo di Del Conca - abbiamo previsto un investimento di 50 milioni di dollari destinato alla costruzione di un nuovo stabilimento per la produzione di grès porcellanato nel Tennessee. Vogliamo offrire un servizio al mercato americano per prodotti di base, un modo per rafforzare anche l’altro canale commerciale che da una ventina di anni ci richiede prodotti qualitativi, innovativi, sofisticati che realizziamo in Italia. Insomma un modo per dare benzina a tutto il gruppo». Una decisione che non compromette gli investimenti del gruppo Del Conca in Italia, che nel 2012 ha fatturato 120 milioni di euro, con oltre cinquecento dipendenti, e dove sono previsti 4 milioni in tecnologia: «Noi vogliamo internazionalizzare, non delocalizzare - aggiunge Mularoni - la testa del gruppo rimane in Italia, come la capacità di realizzare prodotti innovativi. Ricordiamoci che la vera cultura ceramica è nata in Italia, è questo saper fare che fa la differenza, dobbiamo mantenerlo vivo, e rafforzarlo». È in casa che vengono progettati e realizzate le grandi novità, attente alle esigenze di un mercato diverso: «Nel 2009 abbiamo creato Thermatile - continua Mularoni - un sistema applicato sotto le piastrelle, fatto in fibre di carbonio, per diffondere e trasmettere calore. Poi l’estate 2012 ha visto Del Conca Fast, la pavimentazione fluttuante, di cui abbiamo fatto un brevetto semplice, ma non banale, perfetto nelle ristrutturazioni, una piccola rivoluzione: la posa in opera senza colla, senza stucco, e senza fuga. Un modo per rifare il pavimento con la qualità della ceramica e la messa in opera veloce di un laminato, e soprattutto per consentire alla famiglia di continuare a vivere in casa, anche durante i lavori. Il pavimento fluttuante si potrà trasportare in un’altra abitazione, insomma risponde ai requisiti “ovunque e per sempre”». 

(Dal sito http://www.repubblica.it/)

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