Non è soluzione semplice internazionalizzare un prodotto che
presenta forti costi di trasporto, come la ceramica. Se poi si
aggiunge che da qualche anno, in Europa e in particolare in Italia,
nel mondo ceramica è in atto un’inversione di tendenza, con il
costruito che ha ormai lasciato il passo alla ristrutturazione,
allora diventano fondamentali nuove strategie per non perdere
posizioni in un settore importante del made in Italy: «Noi del
Gruppo Del Conca esportiamo circa il 75% di quello che produciamo, e
circa la metà di questa quota è destinata agli Stati Uniti, pari a
circa 40, 45 milioni del nostro fatturato - spiega Enzo Donald
Mularoni, nato a Detroit, da famiglia italiana, ceo di Del Conca -
abbiamo previsto un investimento di 50 milioni di dollari destinato
alla costruzione di un nuovo stabilimento per la produzione di grès
porcellanato nel Tennessee. Vogliamo offrire un servizio al mercato
americano per prodotti di base, un modo per rafforzare anche l’altro
canale commerciale che da una ventina di anni ci richiede prodotti
qualitativi, innovativi, sofisticati che realizziamo in Italia.
Insomma un modo per dare benzina a tutto il gruppo». Una decisione
che non compromette gli investimenti del gruppo Del Conca in Italia,
che nel 2012 ha fatturato 120 milioni di euro, con oltre cinquecento
dipendenti, e dove sono previsti 4 milioni in tecnologia: «Noi
vogliamo internazionalizzare, non delocalizzare - aggiunge Mularoni -
la testa del gruppo rimane in Italia, come la capacità di realizzare
prodotti innovativi. Ricordiamoci che la vera cultura ceramica è
nata in Italia, è questo saper fare che fa la differenza, dobbiamo
mantenerlo vivo, e rafforzarlo». È in casa che vengono progettati e
realizzate le grandi novità, attente alle esigenze di un mercato
diverso: «Nel 2009 abbiamo creato Thermatile - continua Mularoni -
un sistema applicato sotto le piastrelle, fatto in fibre di carbonio,
per diffondere e trasmettere calore. Poi l’estate 2012 ha visto Del
Conca Fast, la pavimentazione fluttuante, di cui abbiamo fatto un
brevetto semplice, ma non banale, perfetto nelle ristrutturazioni,
una piccola rivoluzione: la posa in opera senza colla, senza stucco,
e senza fuga. Un modo per rifare il pavimento con la qualità della
ceramica e la messa in opera veloce di un laminato, e soprattutto per
consentire alla famiglia di continuare a vivere in casa, anche
durante i lavori. Il pavimento fluttuante si potrà trasportare in
un’altra abitazione, insomma risponde ai requisiti “ovunque e per
sempre”».
(Dal sito http://www.repubblica.it/)
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